Il 4 dicembre 1975 muore a New York per un arresto cardiaco Hannah Arendt, una delle figure più importanti del ventesimo secolo. Nata il 14 ottobre 1906 ad Hannover, la Arendt studia Filosofia all’Università di Marburgo dove segue le lezioni di uno dei pensatori più discussi e influenti del Novecento, Martin Heidegger. Grazie a lui conosce la filosofia intesa come passione per il pensiero. I due hanno anche una relazione segreta che però s’interrompe nel 1933 a causa delle ideologie di uno dei maggiori esponenti dell'esistenzialismo. Heidegger è infatti filo-nazista mentre la Arendt - di origini ebraiche - è un’agguerritissima oppositrice del regime. Nel 1937 la Arendt, dopo essersi laureata con una tesi su Sant’Agostino ed essere stata privata della cittadinanza, lascia la Germania dove il Nazionalsocialismo ha preso il potere e gli ebrei sono perseguitati.
HANNAH ARENDT, LA DONNA CHE SPIEGÒ AL MONDO LA BANALITÀ DEL MALE
Si trasferisce in Francia, dove agisce concretamente per combattere il Nazismo. È però costretta a lasciare anche il suolo transalpino vista l'invasione delle truppe di Adolf Hitler. Stavolta fa tappa negli Stati Uniti insieme al poeta Heinrich Blücher, sposato nel 1940. Conclusa la Seconda Guerra mondiale, la Arendt segue il Processo di Norimberga che vede alla sbarra i gerarchi nazisti macchiatisi di crimini disumani. Nel 1951 esce il suo capolavoro politico, "Le origini del totalitarismo", termine quest'ultimo di cui la Arendt detiene la maternità. La Arendt ormai si occupa esclusivamente di politica e vuole essere definita pensatrice politica, non filosofa. Tra il 1960 e il 1963 scrive "La banalità del male", opera che farà la storia incentrata sul processo ad Adolf Eichmann, considerato mente delle Soluzione finale.
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La Arendt si sofferma sulla naturalezza e la facilità disarmante con cui Echmann parla dei crimini commessi e dello sterminio di milioni di persone. "Ho obbedito agli ordini", è l’agghiacciante difesa di Eichman che si descrive come un mero esecutore di ordini provenienti dall’alto. La Arendt non risparmia poi critiche agli accusatori del processo, che secondo lei agiscono più per esigenze politiche che per sincero desiderio di giustizia. Il 4 dicembre 1975 Hannah Arendt muore in seguito ad un attacco cardiaco ma il suo pensiero e le sue idee sono tutt'oggi più vive che mai.
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